I tabellarii portavano un caratteristico cappello in pelle a larghe tese, chiamato petasus per ripararsi dal sole e dalla pioggia. [12], Un proverbio popolare recita che "tutte le strade portano a Roma". Via Casilina; 4. Un altro famoso itinerario che ci è pervenuto è la Tabula Peutingeriana, che inizia già ad assumere la forma di una carta geografica, benché molto primitiva. L’antica Etruria romana, la VII regio secondo la compartimentazione di età augustea, era percorsa da un reticolo di strade assai importanti che garantivano il collegamento con i territori a nord di Roma, con le Gallie, con il mare Adriatico fino ai porti di Spina e Ravenna, con la via Aemilia e con la Liguria. [3], Nel corso dei secoli il tracciato delle strade ha subito diverse modifiche, con variazioni di percorso e prolungamenti. Cap. 1 - Appio il cieco. [5] Il tragitto tra una città e l'altra era organizzato in stazioni di cambio dei cavalli chiamate statio posita da cui derivò il nome stazione di posta. Una volta assicurata la pace, le strade diventavano strumento di traffici e di relazioni fra città e popoli e attraverso il sistema viario si svilupparono le reciproche influenze culturali ed economiche tra Roma e le più lontane regioni del bacino del Mediterraneo.[3]. Nonostante i resti di strade romane siano numerosi, solo poche e frammentarie fonti antiche ne descrivono le tecniche costruttive. Cap. 7 - Le arterie dell'Impero. In età imperiale inizia la costruzione dei primi ponti sulle grandi vie di comunicazione: il già citato ponte di Tiberio a Rimini e il ponte di Augusto a Narni, anch'esso a cinque arcate, di cui quella centrale alta 32 m sul letto incassato della Nera, entrambi sulla via Flaminia, il ponte di Ascoli Piceno, a due archi, sulla via Salaria e quello di Domiziano alla foce del Volturno, di cui resta una testata in laterizio, inglobata nel castello medioevale di Castel Volturno.[8][3]. Vi furono circa 100.000 chilometri di strade lastricate e sicure ed altri 150.000 chilometri di strade in terra battuta, ma sufficientemente larghe e adatte per i carri. Quindi, così come accade oggi, il viaggiatore che aveva necessità di raggiungere l'oriente da Roma acquistava l'itinerario della via Appia, che lo portava a Brindisi, dove si sarebbe poi imbarcato per la sua destinazione.[14]. Quando Roma iniziò la sua opera di conquista e di unificazione dell'Italia le vie di comunicazione esistenti erano ancora i modesti percorsi seguiti dal commercio e dalla pastorizia, resi difficoltosi dalla natura accidentata del terreno, che non favoriva la coesione territoriale tra i vari popoli che abitavano la penisola, ed anzi accentuavano le rivalità politiche e commerciali fra le varie città. La decisione di costruire le "viae publicae" era di competenza del governo centrale ed in particolare in età repubblicana dei magistrati "cum imperio" (consoli e pretori, proconsoli nelle provincie) e, dopo il 20 a.C. dell'imperatore stesso.[8][10]. [1], Accanto alla rete delle viae publicae esistevano numerose strade di interesse regionale, le viae vicinalis o viae rusticae, che collegavano gli insediamenti minori ("vici") tra loro o con le vie principali, la cui manutenzione era a carico delle amministrazioni locali, ed infine le viae privatae, di interesse locale e manutenute a spese delle comunità o dei singoli cittadini che le utilizzavano. Roma era sorta in corrispondenza di un guado sul Tevere in cui convergevano antichi percorsi, divenendo nel tempo un importante luogo d'incontro e centro di scambi commerciali[4], ragione per cui nel territorio circostante la costruzione di vere e proprie strade ebbe inizio assai presto, facilitata anche dalle caratteristiche fisiche della regione, che con le grandi valli che convergevano verso la città (Tevere, Aniene e Sacco-Liri) e le zone collinari e pianeggianti che la circondavano non opponevano grandi ostacoli alle comunicazioni terrestri. Le leggi delle Dodici tavole, datate attorno al 450 a.C., specificavano le caratteristiche dimensionali delle strade, stabilendo che la larghezza non fosse inferiore a otto piedi (2,1 m) nei tratti rettilinei e di sedici (4,2 m) nelle curve[4][7] e per la prima volta indicavano diritti e limitazioni per il loro utilizzo. [3] [5], Le strade romane erano pensate per durare a lungo riducendo al minimo la manutenzione. Le vie partono tutte dal Foro Romano, nei pressi del Tempio di Saturno, dove nel 20 a.C. Augusto fece erigere una colonna in marmo rivestita di bronzo dorato, il cosiddetto … Una rete viaria che al tempo di Diocleziano e constava in circa 80000 km, articolata su 372 strade consolari, e sul finire dell'Impero, si stima, abbia raggiunto la ragguardevole lunghezza di 170000 km. Ecco perché le strade realizzate in questo contesto sono dette vie consolari. A meno che queste menzioni non fossero anacronismi, le strade citate in quei tempi erano probabilmente qualcosa di più di semplici percorsi in terra battuta.[6]. Le antiche strade romane 1. Queste prime strade seguivano i percorsi di piste e di sentieri preesistenti e collegavano Roma con le città vicine. Fioriva la Repubblica. Mancavano solo due cose: l'acqua e le strade. Inizialmente i corrieri erano militari, più tardi vennero sostituiti da liberti e anche da schiavi. I carri avevano quattro ruote in legno pieno dello spessore di diversi centimetri, di cui le anteriori più piccole, ed un robusto pianale in tavole con due fiancate per contenere il carico. [11] Veniva poi scavata una trincea sul cui fondo erano sistemate grosse pietre legate con cemento che costituivano la base (statumen) su cui veniva collocato un triplice strato di materiali sovrapposti e compressi: ad un primo strato di conglomerato di pietre e frammenti di mattoni (rudus o ruderatio) legati con calce che aveva lo scopo di drenare le acque, ne seguiva uno intermedio di brecciame costipato e compresso (nucleus) ed infine la pavimentazione (pavimentum) con pietre, blocchi di basalto o lastre squadrate, a seconda della disponibilità locale, perfettamente incastrate tra loro e collocate in maniera da garantire lo scorrimento e la raccolta delle acque in canalette di scolo laterali. Si stima che alla massima espansione dell'impero i percorsi stradali principali si sviluppassero complessivamente per 53.000 miglia (circa 80.000 km), ripartiti fra 29 strade che si irradiavano da Roma verso l'Italia e altre che toccavano tutti i territori dell'Impero. Strade consolari Le principali strade consolari in Italia sono dieci. Qui si poteva usufruire anche dei servizi di stallieri, maniscalchi ed equarii medici, cioè veterinari specializzati nella cura dei cavalli e officine per la manutenzione dei carri, oltre che il rifornimento di viveri.[1][8][15]. Jump to navigation Jump to search. Nei terreni torbosi e paludosi si costruiva un piano stradale sopraelevato: dopo aver segnato il percorso con dei pali si riempiva lo spazio fra di essi con una massicciata di pietre e malta cementizia, innalzando il livello stradale fino a 2 metri sopra la palude. Le pietre miliari vennero utilizzate già prima del 250 a.C. per la via Appia e dopo il 124 a.C. per la maggior parte delle altre strade. [15][17] Benché identificati con lo stesso termine utilizzato per le osterie cittadine, questi locali avevano piuttosto una funzione di "ostelli"; col tempo divennero più lussuosi e la loro fama si differenziò, guadagnandosi una maggiore o minore reputazione a seconda del livello dei servizi offerti e delle persone che li frequentavano. v. M. Zecchinelli, La strada regina nella storia e nel paesaggio, c. nani ed, Como 1960, pag 15. Quando Roma iniziò la sua opera di conquista e di unificazione dell'Italia le vie di comunicazione esistenti erano ancora i modesti percorsi seguiti dal commercio e dalla pastorizia, resi difficoltosi dalla natura accidentata del terreno, che non favoriva la coesione territoriale tra i vari popoli che abitavano la penisola, ed anzi accentuavano le rivalità politiche e commerciali fra le varie città. Per ottimizzare le distanze i Romani cercavano di costruire quando possibile strade rettilinee e nelle zone pianeggianti questa regola veniva seguita sistematicamente; quando questo non era possibile, perché avrebbe comportato salite molto ripide, impraticabili per i loro pesanti carriaggi, vennero costruite alternative più lunghe, ma meglio percorribili dai veicoli. Questi ultimi, presenti solo nelle strade più importanti, potevano avere una larghezza anche di 3 m.[1][3][11]. Numerose strade moderne seguono tuttora il tracciato di antiche strade consolari romane anche in Svizzera, Germania, Francia, Spagna, Grecia, Africa settentrionale e Vicino Oriente. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o proseguendo la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per i comuni viaggiatori, a cui non era permesso alloggiare nelle mansiones, presso i punti di sosta sorsero delle locande private, le tabernae, locali a basso costo, spesso poco raccomandabili. Questo sito o gli strumenti terzi utilizzati utilizzano cookie necessari al funzionamento e alle finalità illustrate nella cookie policy. Inizialmente la via arrivava fino a Capua, ma venne in seguito prolungata fino a Brindisi, da dove ci si poteva imbarcare per le provincie balcaniche. Sulle lunghe percorrenze il mezzo più diffuso era la raeda (o rheda)[1][33], una carrozza a quattro ruote e con un pianale con alte sponde, sul quale venivano montati dei sedili. Molti di essi sopravvivono intatti e sono considerati ancora oggi un modello di ingegneria idraulica. Le strade consolari sono le vie di comunicazione dell' Impero romano fatte costruire per volere dei consoli, sia per scopi militari che per ragioni economiche. I mezzi di trasporto più usati nel cursus publicus erano il birotium (piccolo carro a due ruote[18]) e il cisium[8], ma per le consegne più urgenti si usavano corrieri a cavallo. A partire dalla fine del IV secolo a.C. le nuove strade costruite furono numerose. Le antiche strade romane rivisitate come se fossero una mappa della metropolitana. [20][21][22], Un altro toponimo, in questo caso non numerale, derivato dall'uso delle pietre miliari, presente nel nord Italia ed in particolare nel milanese, è "Pilastro" o "Pilastrello", riferito a cascine o chiesette campestri sorte in corrispondenza delle colonne miliari di antiche strade romane.[23]. Cap. Gli scopi principali sono ovviamente quelli militari e commerciali, non essendo ancora formato a quest'epoca il concetto di "viaggio" fine a se stesso, per diporto o per altri fini. 1 Schema costruttivo delle strade Le strade consolari romane, costruite due millenni fa, hanno tracciato la direttrice tuttora esistente di tutta la rete viaria italiana, dalle Alpi alla Sicilia. 5 - La strada delle spezie. Le strade consolari. I ponti venivano costruiti in legno o in pietra, a seconda delle necessità e delle possibilità di approvvigionamento o economiche. La parola più votata ha Giulio Cesare e Marco Antonio commissionarono il primo nel 44 a.C. a tre geografi greci. STORIA DELLE STRADE CONSOLARI DI ROMA Cap. Questi diagrammi venivano ricopiati e venduti ai viaggiatori. Tutte le strade portano a Roma.E in effetti, per il genio dell’antica Roma forse nessun simbolo è più significativo della strada. Intorno al IV sec. [5][15] Presso le mansiones sorgevano le cauponae, per ospitare il personale che viaggiava come scorta dei funzionari. 4 - Africa: "quella terra selvaggia di elefanti". Nella costruzione dei ponti in pietra, che utilizzavano l'arco come struttura di base, i Romani rivelarono una grande capacità costruttiva. [3], Le gallerie, chiamate con voce greca latinizzata cryptae, vennero realizzate soprattutto per scopi militari, come la cosiddetta grotta di Cocceio (o grotta della Pace), fatta aprire da Marco Vipsanio Agrippa per creare un collegamento fra la base navale d'Averno e il lido di Cuma, al tempo della guerra fra Ottaviano e Sesto Pompeo, e la Crypta Neapolitana aperta nella collina di Posillipo per collegare Napoli a Pozzuoli, descritta da Seneca e - molti secoli dopo - da Alexandre Dumas nel Corricolo. Per dare ordine e maggiori spiegazioni, i romani disegnavano dei diagrammi di linee parallele che mostravano le ramificazioni delle strade, anche se non potevano essere considerati mappe, perché mostravano solo l'andamento e le interconnessioni delle strade, ma non le forme del terreno. Le principali strade consolari in Italia sono dieci: Aurelia, Cassia, Flaminia, Salaria, Tiburtina, Casilina, Appia, Emilia, Postumia, Capua-Regium, Nomentana e Prenestina. [20], Il conteggio delle miglia lungo le antiche strade romane ha originato molti degli attuali toponimi numerali italiani, presenti soprattutto al centro nord e generalmente riferiti a nuclei urbani sorti nel medioevo sul sito di luoghi di sosta lungo le principali vie romane. Sito su Roma con informazioni sulle strade del centro storico e dei monumenti presenti, Principali strade romane in epoca imperiale, Strade romane Londra-Inghilterra orientale, Riflessi di Roma: impero romano e barbari del Baltico: Milano, AltriMusei a Porta Romana, A Dictionary of Greek and Roman Antiquities, The American Heritage Dictionary of Indo-European Roots, Renovatio pavimentorum. Le strade romane, così come tutte le strade antiche, devono essere considerate quindi come un'opera d'arte da godere, studiare e salvaguardare al pari dei capolavori di scultura, di pittura e di architettura. 3 - "Cartagine deve essere distrutta". La rete viaria romana è qualcosa che sbalordisce ancora oggi: si calcola che nel periodo di massimo sviluppo erano percorribili – in Europa, Asia e Africa – circa centomila chilometri di strade costruite, controllate e curate dalle istituzioni di Roma. William Smith, William Wayte, G. E. Marindin, Atlante Storico Topografico del Comune di Grosseto, La moderna parola "miglio" deriva dal latino, Silvano Pirotta, "Le vie romane nella provincia di Milano: dagli antichi miliari stradali ai toponimi numerali delle località moderne", in "Storia in Martesana", n. 8-2014, su casadellaculturamelzo.it, Silvano Pirotta, "Le vie romane nella provincia di Milano: le cascine Pilastro e le chiese campestri del Pilastrello"], in "Storia in Martesana", n. 7-2013, su casadellaculturamelzo.it, Non rientra in questa tipologia di toponimi numerali il nome del comune di, Il sistema stradale di età romana: genesi ed evoluzione. [16], Tra due mansiones sorgevano diverse mutationes, stazioni per il cambio di cavalli, muli e buoi. In funzione di questo servizio venne organizzata una rete capillare di stazioni di posta. Veniva tirata da una muta di buoi, muli o cavalli, e poteva essere coperta con un telo in caso di cattivo tempo. I Romani costruirono anche strade d'alta montagna per valicare le Alpi e dirette verso le Gallie, la Rezia e il Norico. Prossima fermata Mediolanum Clicca sull’immagine per ingrandirla . I Romani attuarono il taglio di colline e realizzarono gallerie, costruirono ponti e terrapieni di sostegno lungo i percorsi a mezza costa. Benché il tracciato delle principali strade sia noto, in molti casi esistono tra gli studiosi disparità di opinioni per la mancanza di evidenze archeologiche dovute all'interramento nel tempo della sede stradale o al contrario all'asportazione dei tratti sopraelevati o ancora perché le strutture sono state distrutte dall'espansione urbanistica delle città. Cap. Di seguito un elenco parziale di toponimi numerali italiani: Sulle strade extraurbane i Romani usavano diversi tipi di veicoli: per il trasporto di merci l'utilizzo dei carri era generalizzato; il carro più diffuso era detto plaustrum o plostrum. [32], Per il trasporto di persone, esistevano diversi tipi di calessi e carrozze. Aurelia Dopo il primo itinerario maestro, voluto da Cesare e Marco Antonio, ne vennero realizzati altri. Tra le infrastrutture stradali i ponti romani, per le loro tecniche costruttive, sono tra le più interessanti. [8][1] Come raccontano diversi storici di quel tempo nel 9 a.C. Tiberio, che si trovava a Ticinum (Pavia), usando queste stazioni raggiunse rapidamente a Mogontiacum il fratello Druso il Germanico, morente per una gangrena causata da una caduta da cavallo, percorrendo duecento miglia in un giorno e in una notte. La mappa generale della ramificazione delle vie consolari romane era in marmo esposta nel Foro Romano. Tra i più famosi il ponte di Tiberio a Rimini, a cinque arcate, il ponte di Alcántara sul Tago, entrambi tra i meglio conservati, e quello di Traiano sul Danubio, alle porte di ferro, al confine tra le attuali Serbia e Romania, progettato da Apollodoro di Damasco e di cui restano pochi ruderi. Con l'estendersi del dominio romano venne a crearsi una rete di affari che favorì l'ascesa di una nuova classe sociale imprenditoriale. La Tabula Peutingeriana è una copia medioevale in pergamena di una mappa romana che mostra le vie militari dell'impero. La Via Flaminia è la strada consolare romana che collega Roma a Rimini e che oggi nel tratto Roma-Fano … Poco dopo apparvero le liste generali, che comprendevano le altre liste. Tra questi è ricordato il ponte di Cesare sul Reno. Questi ultimi poggiavano su piloni infissi nel letto del fiume, oppure su basamenti in pietra. Il cursus publicus, istituito da Augusto per assicurare le comunicazioni del potere centrale con gli organi amministrativi periferici, portava la posta ufficiale attraverso una rete diffusa su tutto il sistema viario romano. La creazione di quelle che sarebbero divenute le grandi vie di comunicazione dell'impero fu inizialmente spontanea; si trattava di semplici sentieri e piste che collegavano i vari centri del Lazio, dell'Etruria e della Magna Grecia per modesti commerci a carattere locale. La percorrenza media giornaliera era di circa 45 miglia (70 km). L'Itinerarium Burdigalense (Itinerario di Bordeaux), risale al IV secolo e descrive il percorso da Bordeaux (Burdigala), sulla costa atlantica della Gallia, fino a Gerusalemme, ed è il più antico itinerario riferibile ad un pellegrinaggio cristiano in Terra santa. Fino a quel momento i romani si erano accontentati dell'acqua del Tevere e di quella piovana. I romani e i viaggiatori antichi in generale non usavano mappe stradali, ma per orientarsi durante un viaggio e valutare i tempi di percorrenza venivano usati gli itineraria, in origine semplici liste di città che si incontravano lungo la strada. Le costruzioni di strade sui terreni paludosi prevedevano sostegni che permettevano di camminare in alto, anche 2 metri più in alto del livello della palude! Dopo le strade secondarie venivano le viae terrenae, normalmente sterrate. Cap. 3. Nel I secolo, sull'Appia, per evitare il faticoso valico dell'arce di Terracina, venne tagliata la rupe di Pisco Montano aprendo una via più comoda verso la piana di Fondi. In assenza di testi normativi le informazioni disponibili sono riportate in testi di scrittori quali Vitruvio, Plinio il Vecchio e soprattutto del poeta Publio Papinio Stazio che nel poema in versi Via Domitiana, compreso nel IV libro delle Silvae, descrisse in maniera dettagliata le fasi di costruzione di una strada, nel 95 d.C., con riferimento appunto alla via Domiziana. Le strade consolari devono il proprio nome al console che ne ha ordinato l'edificazione, oppure allo scopo per cui sono state costruite. [11], Le prime vie pavimentate vennero realizzate nell'area urbana di Roma e poi questa tecnica fu estesa gradualmente a tutte le vie di grande traffico, per garantirne la capacità di resistere all’usura e al peso dei veicoli, evitando sconnessure e cedimenti. Realizzate il più possibile rettilinee per minimizzare le distanze, queste infrastrutture erano essenziali per la crescita dell'impero, in quanto consentivano di muovere rapidamente l'esercito, ma oltre che per scopi militari esse erano utilizzate anche per scopi politici, amministrativi e commerciali. LE STRADE CONSOLARI DELL’IMPERO ROMANO . La larghezza della carreggiata doveva permettere l'incrocio di due carri, e andava normalmente da 4 a 6 m. Le strade potevano avere ai lati marciapiedi riservati ai pedoni, in terra battuta (margines) o lastricati (crepidines). Non di tutte le strade è conosciuta la denominazione con cui erano identificate in epoca romana; in questi casi gli storici utilizzano denominazioni convenzionali, generalmente con i nomi latini delle città di inizio e fine del percorso (ad esempio la strada da Milano a Pavia è chiamata "via Mediolanum-Ticinum"). Essi per tenersi al riparo dalle inondazioni evitavano comunque di percorrere i fondovalle e le rive dei fiumi, mentre nelle zone più impervie, come i valichi alpini, anche le comode vie lastricate lasciavano il posto a semplici mulattiere. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. [11], La costruzione e la manutenzione delle strade ebbe le sue magistrature e una sua organizzazione con precise regole per l'impianto dei cantieri, l'arruolamento e la disciplina delle maestranze, i rilievi del terreno e lo studio del regime delle acque. Le "viae publicae", comunemente chiamate "consolari", collegavano le città più importanti; queste strade erano percorse dalle legioni romane nei loro trasferimenti e su di esse viaggiavano i corrieri del servizio postale statale ("cursus publicus"). a.C., Roma era già una grande metropoli. Come anticipato, le strade romane hanno origine dal Foro Romano, situato nei pressi del Tempio di Saturno. Fu stampato per la prima volta nel 1521 e riporta un elenco delle stazioni e delle distanze tra le località poste sulle diverse strade dell'Impero. L'Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti (Itinerario antonino) risale all'inizio del III secolo. L'asse anteriore poteva ruotare su un perno per affrontare le curve. La raeda portava quattro persone con i loro bagagli, fino al massimo peso legalmente consentito di 1000 libbre. TOU LINK SRLS Capitale 2000 euro, CF 02484300997, P.IVA 02484300997, REA GE - 489695, PEC: Cosi e detto chi segue una corsa ciclistica, Le unita della marina militare piatte come le portaerei, Un velluto con disegni in rilievo su fondo liscio, La razza canina che accompagnava le legioni romane, Gli uccelli che abitano la torre di londra. I più importanti, riservati ai funzionari pubblici, erano le mansiones; situate lungo le vie principali a circa una giornata di viaggio, permettevano ai viaggiatori di fermarsi e pernottare. Oltre al servizio rapido per la posta venne istituito anche il cursus clabularis, effettuato con carri pesanti per il trasporto degli approvvigionamenti. Nel caso di grandi masse rocciose che ostruivano il cammino, dirupi, terreni montuosi o collinari si ricorreva spesso a sbancamenti e gallerie, interamente scavate a mano. Numerosi gli esempi di tagli nei monti per rendere più agevole il valico, come la Montagna Spaccata lungo la via da Pozzuoli a Capua, in Campania. [11], Dopo che i progettisti avevano stabilito dove in linea di massima avrebbe dovuto passare la strada, i mensores con accurate misurazioni individuavano il punto preciso per la costruzione, collocando dei pali lungo una linea chiamata rigor e, avvalendosi della groma, strumento usato per tracciare angoli retti, definivano con precisione la griglia del piano stradale. [3] Sulla colonna era incisa la distanza in miglia dalla città di riferimento e spesso riportava iscrizioni con dediche ai personaggi pubblici che avevano ordinato la costruzione, il rifacimento o la riparazione della strada. Racchiusa dalle mura Serviane, cominciava a dominare sull'Italia. Esse furono costruite dagli antichi romani. Simile alla raeda era la carruca, antenata delle diligenze usate per il trasporto pubblico molti secoli dopo, che portava fino a sei persone ed era coperta da un tendone, probabilmente in pelle; anche il posto del conduttore era protetto dalle intemperie. Reperti preromani, romani e alto medievali, "Julia Augusta: da Aquileia a Virunum lungo la ritrovata via romana per il Noricum", La via Mediolanum-Ticinum nel quadro insediativo dell'agro mediolanense sud-occidentale, Varese e provincia: le prealpi, le valli, i laghi : ville, monasteri, castelli, Sulla strada per Angera - Viabilità terrestre ed acquatica tra Milano e la Svizzera in età romana, "La viabilità medievale nella valle del Serchio e la nascita degli hospitalia pauperum", Architettura e pianificazione urbana nell'Italia antica, L'antica via Faventina e la Flaminia minor, "A misura d'uomo. Le strade erano dotate di pietre miliari, che per quelle in partenza da Roma indicavano la distanza in miglia[19] dal miliario aureo, una colonna in marmo rivestita di bronzo dorato posta nel Foro Romano[15], accanto al tempio di Saturno, per volere di Augusto, dopo che era divenuto Commissario permanente alle strade del 20 a.C. Su di esso era riportata la lista delle maggiori città dell'impero con le rispettive distanze da Roma. Le strade romane dell’Etruria. [1][3], I primi ponti vennero costruiti in età repubblicana per attraversare il Tevere in ambito urbano: risalgono a quell'epoca il ponte Emilio o Ponte Rotto (179 a.C.), il ponte Milvio (109 a.C.), il ponte Fabricio (62 a.C.), ancora esistente. Le strade dei Romani, le “consolari”, sono considerate tra le realizzazioni più gloriose e durature di Roma Antica. Tante curiosità sulla costruzione delle strade romane in Italia: un'opera immane realizzata secoli fa che ha ancora un impatto sui viaggiatori di oggi Entravano poi in scena i libratores che scavando fino allo strato di roccia, o fino a uno strato solido, valutavano la natura del terreno e stabilivano la tecnica costruttiva da impiegare. Questa voce o sezione sull'argomento storia è ritenuta da controllare. La rete stradale romana risale in larga parte all'età repubblicana. Le strade romane Lungo i fiumi La rete stradale propriamente detta nasce, in Abruzzo come nel re-sto d'Italia, con i Romani. Prende il nome dall’imperatore Marco Aurelio Antonino Augusto, più noto come Caracalla.