Dico adunque che la divina virtù sanza mezzo questo amore tragge a sua similitudine. La quale proseguendo, dico che – poi ch’è manifesto come per cessare disconvenevole disordinazione e come per prontezza di liberalitade io mi mossi al volgare comento e lasciai lo latino – l’ordine de la intera scusa vuole ch’io mostri come a ciò mi mossi per lo naturale amore de la propria loquela; che è la terza e l’ultima ragione che a ciò mi mosse. Ancora, n’accerta la dottrina veracissima di Cristo, la quale è via, verità e luce: via, perché per essa sanza impedimento andiamo a la felicitade di quella immortalitade; verità, perché non soffera alcuno errore; luce, perché allumina noi ne la tenebra de la ignoranza mondana. La prima è dare a molti; la seconda è dare utili cose; la terza è, sanza essere domandato lo dono, dare quello. Onde pensando che lo desiderio d’intendere queste canzoni, a alcuno illitterato avrebbe fatto lo comento latino transmutare in volgare, e temendo che ’l volgare non fosse stato posto per alcuno che l’avesse laido fatto parere, come fece quelli che transmutò lo latino de l’Etica – ciò fu Taddeo ipocratista -, providi a ponere lui, fidandomi di me di più che d’un altro. Così come nel precedente trattato si ragiona, lo mio secondo amore prese cominciamento da la misericordiosa sembianza d’una donna. 10. Voi che ’ntendendo il terzo ciel movete, Vai al contenuto. Ché, secondo lo cercamento e la invenzione che ha fatto l’umana ragione con l’altre sue arti, lo diametro del corpo del sole è cinque volte quanto quello de la terra, e anche una mezza volta; [onde], con ciò sia cosa che la terra per lo diametro suo sia semilia cinquecento miglia, lo diametro del sole, che a la sensuale apparenza appare di quantità d’un piede, è trentacinque milia cinquanta miglia. e ’l parlar nostro, che non ha valore E così non dovemo lodare l’uomo per biltate che abbia da sua nativitade ne lo suo corpo, ché non fu ello di ciò fattore, ma dovemo lodare l’artefice, cioè la natura umana, che tanta bellezza produce ne la sua materia quando impedita da essa non è. 2. Onde dicemo alcuno virtuoso, non solamente virtute operando, ma l’abito de la virtù avendo; e dicemo l’uomo facundo eziandio non parlando, per l’abito de la facundia, cioè del bene parlare. Che se si considerano li modi per li quali esse vegnono, tutti si possono in tre maniere ricogliere: ché o vengono da pura fortuna, sì come quando sanza intenzione o speranza vegnono per invenzione alcuna non pensata; o vengono da fortuna che è da ragione aiutata, sì come per testamenti o per mutua successione; o vegnono da fortuna aiutatrice di ragione, sì come quando per licito o per illicito procaccio: licito dico, quando è per arte o per mercatantia o per servigio meritante; illicito dico, quando è per furto o per rapina. 16. E ciò è concordevole a la sentenza di Tullio in quello De Senectute, che, parlando in persona di Catone, dice: “Imperciò celestiale anima discese in noi, de l’altissimo abitaculo venuta in loco lo quale a la divina natura e a la etternitade è contrario”. Dunque dico che ora questa prima parte si divide in due: che ne la prima si pongono le oppinioni altrui, ne la seconda si ripruovano quelle; e comincia questa seconda parte: Chi diffinisce: ‘Omo è legno animato’. La seconda parte comincia: Dico ch’ogni vertù principalmente. che lo ’ntelletto sovr’esse disvia. Sua bieltà piove fiammelle di foco, img.wp-smiley, 2. 18. Capitolo IV Dico adunque che, a mostrare me non essere inreverente a la maiestade de lo Imperio, prima è da vedere che è ‘reverenza’. Volendo la ’nmensurabile bontà divina l’umana creatura a sé riconformare, che per lo peccato de la prevaricazione del primo uomo da Dio era partita e disformata, eletto fu in quello altissimo e congiuntissimo consistorio de la Trinitade, che ’l Figliuolo di Dio in terra discendesse a fare questa concordia. E però, sì come ne la litterale si parlava cominciando dal sole corporale e sensibile, così ora è da ragionare per lo sole spirituale e intelligibile, che è Iddio. E che ciò fosse così si pruova. 13. Onde con ciò sia cosa che la litterale sentenza sempre sia subietto e materia de l’altre, massimamente de l’allegorica, impossibile è prima venire a la conoscenza de l’altre che a la sua. Poi per la medesima via par discendere altre novanta e una rota e poco più, tanto ch’elli gira intorno giù a la terra, o vero al mare, sé non tutto mostrando; e poi si cela, e comincialo a vedere Lucia, lo quale montare e discendere intorno a sé allor vede con altrettante rote quante vede Maria. Ed in questo ha esso grandissima similitudine con la Fisica, se bene si guardano sottilmente questi tre numeri, cioè due e venti e mille. 15. La ragione è che qualunque cosa è per sé da biasimare, è più laida che quella che è per accidente. Capitolo III Amore, veramente pigliando e sottilmente considerando, non è altro che unimento spirituale de l’anima e de la cosa amata; nel quale unimento di propia sua natura l’anima corre tosto e tardi, secondo che è libera o impedita. E però è da sapere che l’oppinione de lo Imperadore – avvegna che con difetto quella ponga – ne l’una particula, cioè là dove disse belli costumi, toccò de li costumi di nobilitade, e però in quella parte riprovare non s’intende. E in questo, con reverenza lo dico, mi discordo dal Poeta, ché la statua di marmo, di legno o di metallo, rimasa per memoria d’alcuno valente uomo, si dissimiglia ne lo effetto molto dal malvagio discendente. 10. E questo fa e dimostra la buona natura, sì come lo testo dice espressamente. con reggimenti belli; Ed è da sapere che questo arco [di giù, come l’arco] di su sarebbe eguale, se la materia de la nostra seminale complessione non impedisse la regola de la umana natura. 5. 2. E però vedemo in queste cose spesse volte contenzione tra li artefici, e domandare consiglio lo maggiore al minore. Se l’oblivione de li bassi antecessori è cagione di nobilitade, e là ovunque bassezza d’antecessori mai non fu, non può essere l’oblivione di quelli: con ciò sia cosa che l’oblivione sia corruzione di memoria, e in questi altri animali e piante e minere bassezza e altezza non si noti (però che in uno sono naturati solamente ed iguale stato), in loro generazione di nobilitade essere non può. La sensitiva sanza quella essere non puote, e non si truova in alcuna cosa che non viva; e questa sensitiva potenza è fondamento de la intellettiva cioè de la ragione: e però ne le cose animate mortali la ragionativa potenza sanza la sensitiva non si truova, ma la sensitiva si truova sanza questa, sì come ne le bestie, ne li uccelli, ne’ pesci e in ogni animale bruto vedemo. 1. 1. Onde vedemo ne le cittadi d’Italia, se bene volemo agguardare, da cinquanta anni in qua molti vocabuli essere spenti e nati e variati; onde se ’l picciol tempo così transmuta, molto più transmuta lo maggiore. Di questi due poli, l’uno è manifesto quasi a tutta la terra discoperta, cioè questo settentrionale; l’altro è quasi a tutta la discoperta terra celato, cioè lo meridionale. 11. 2. Che, sì come dice lo Filosofo nel quinto de l’Etica, ‘la giustizia legale ordina la scienze ad apprendere, e comanda, perché non siano abbandonate, quelle essere apprese e ammaestrate’; e così lo detto cielo ordina col suo movimento la cotidiana revoluzione di tutti li altri, per la quale ogni die tutti quelli ricevono [e mandano] qua giù la vertude di tutte le loro parti. Capitolo II udite il ragionar ch’è nel mio core, Dico adunque: Ogni Intelletto di là su la mira: dove è da sapere che “di là su” dico, facendo relazione a Dio che dinanzi è menzionato; e per questo escludo le Intelligenze che sono in essilio de la superna patria, le quali filosofare non possono, però che amore in loro è del tutto spento, e a filosofare, come già detto è, è necessario amore. 2. che tu dinanzi da persone vadi 20. Allora si troverà questa donna nobilissima quando si truova la sua camera, cioè l’anima in cui essa alberga. E avvegna che duro mi fosse ne la prima entrare ne la loro sentenza, finalmente v’entrai tanto entro, quanto l’arte di gramatica ch’io avea e un poco di mio ingegno potea fare; per lo quale ingegno molte cose, quasi come sognando, già vedea, sì come ne la Vita Nuova si può vedere. Potrebbe alcuno dicere: Come? Non sanza cagione dico che questo amore ne la mente mia fa la sua operazione; ma ragionevolemente ciò si dice, a dare a intendere quale amore è questo, per lo loco nel quale adopera. in tanto quanto assegna E qui imaginiamo un’altra cittade, che abbia nome Lucia. E queste due proprietadi sono ne la Musica, la quale è tutta relativa, sì come si vede ne le parole armonizzate e ne li canti, de’ quali tanto più dolce armonia resulta, quanto più la relazione è bella: la quale in essa scienza massimamente è bella, perché massimamente in essa s’intende. Poi che ne la precedente parte sono pertrattate certe cose e diterminate, ch’erano necessarie a vedere come diffinire si possa questa buona cosa di che si parla, procedere si conviene a la seguente parte, che comincia: È gentilezza dovunqu’è vertute. che vede in sua persona Quella cosa dice l’uomo essere bella, cui le parti debitamente si rispondono, per che de la loro armonia resulta piacimento. E questo è quello per che nel vetro piombato la imagine appare, e non in altro. ma perchè li atti disdegnosi e feri Dico ch’ogni vertù principalmente 12. 5. La prima è cechitade di discrezione; la seconda, maliziata escusazione; la terza, cupidità di vanagloria; la quarta, argomento d’invidia; la quinta e ultima, viltà d’animo, cioè pusillanimità. Movemi timore d’infamia, e movemi disiderio di dottrina dare, la quale altri veramente dare non può. 13. convien ch’io lasci; non perch’io non speri 8. Onde sì come a l’adolescenza dato è, com’è detto di sopra, quello per che a perfezione e a maturitade venire possa, così a la gioventute è data la perfezione, e [a la senettute] la maturitade acciò che la dolcezza del suo frutto e a sé e ad altrui sia profittabile; ché, sì come Aristotile dice, l’uomo è animale civile, per che a lui si richiede non pur a sé ma altrui essere utile. Però nessun si vanti Ma tuttavia, e a mostrare che non solamente amore ma perfettissimo amore di quella è in me, e a biasimare ancora li suoi avversarii ciò mostrando a chi bene intenderà, dirò come a lei fui fatto amico, e poi come l’amistà è confermata. Le dolci rime d’amor ch’i’ solia E però se li altri sensi dal litterale sono meno intesi – che sono, sì come manifestamente pare -, inrazionabile sarebbe procedere ad essi dimostrare, se prima lo litterale non fosse dimostrato. Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere. faccia che li occhi d’esta donna miri, Puote adunque l’anima stare non bene ne la persona per manco di complessione, o forse per manco di temporale: e in questa cotale questo raggio divino mai non risplende. [E comincia questa parte terza:] Canzone, e’ par che tu parli contraro. 20. 14. 13. Capitolo I E non puose Iddio le mani proprie a la battaglia dove li Albani con li Romani, dal principio, per lo capo del regno combattero, quando uno solo Romano ne le mani ebbe la franchigia di Roma? Poi quando dico: L’anima piange, sì ancor len dole, manifesto l’anima mia essere ancora da la sua parte, e con tristizia parlare; e dico che dice parole lamentandosi, quasi come si maravigliasse de la subita trasmutazione, dicendo: Oh lassa a me, come si fugge Questo piatoso che m’ha consolata! 1. 10. 17. Altre molte sono, che paiono avere alcuna parentela con l’arte imperiale – e qui fu ingannato ed è chi crede che la sentenza imperiale sia in questa parte autentica -: sì come [diffinire] giovinezza e gentilezza, sovra le quali nullo imperiale giudicio è da consentire, in quanto elli è imperadore: però, quello che è di Dio sia renduto a Dio. Capitolo XI Li animali bruti hanno più manifesto amore non solamente a li luoghi, ma l’uno l’altro vedemo amare. E se l’avversario volesse dicere che ne l’altre cose nobilità s’intende per la bontà de la cosa, ma ne li uomini s’intende perché di sua bassa condizione non è memoria, rispondere si vorrebbe non con le parole ma col coltello a tanta bestialitade, quanta è dare a la nobilitade de l’altre cose bontade per cagione, e a quella de li uomini principio di dimenticanza. E tutte queste nobilissime vertudi, e l’altre che sono in quella eccellentissima potenza, sì chiama insieme con questo vocabulo, del quale si volea sapere che fosse, cioè mente. E poi deono essere obediti maestri e maggiori, c[ui] in alcuno modo pare dal padre, o da quelli che loco paterno tiene, essere commesso. E lo cielo di Saturno hae due proprietadi per le quali si può comparare a l’Astrologia: l’una si è la tardezza del suo movimento per li dodici segni, ché ventinove anni e più, secondo le scritture de li astrologi, vuole di tempo lo suo cerchio; l’altra si è che sopra tutti li altri pianeti esso è alto. 14. Dico adunque che ’l cielo del sole si rivolge da occidente in oriente, non dirittamente contra lo movimento diurno, cioè del die e de la notte, ma tortamente contra quello; sì che ’l suo mezzo cerchio che equalmente è ’n tra li suoi poli, nel quale è lo corpo del sole, sega in due parti opposite lo cerchio de li due primi poli, cioè nel principio de l’Ariete e nel principio de la Libra, e partesi per due archi da esso, uno ver settentrione e un altro ver mezzogiorno. Sì che secondo lui, secondo quello che si tiene in astrologia ed in filosofia poi che quelli movimenti furon veduti, sono nove cieli mobili; lo sito de li quali è manifesto e diterminato, secondo che per un’arte che si chiama perspettiva, e [per] arismetrica e geometria, sensibilmente e ragionevolmente è veduto, e per altre esperienze sensibili: sì come ne lo eclipsi del sole appare sensibilmente la luna essere sotto lo sole, e sì come per testimonianza d’Aristotile, che vide con li occhi (secondo che dice nel secondo De Celo et Mundo) la luna, essendo nuova, entrare sotto a Marte da la parte non lucente, e Marte stare celato tanto che rapparve da l’altra parte lucente de la luna, ch’era verso occidente.