A Palazzo Fava, i cugini Carracci decorarono, in questa prima occasione, due ambienti raffigurando in uno le Storie di Giove ed Europa e nell'altro le Storie di Giasone e Medea. Anni durante i quali, a Roma, opere come gli affreschi della Galleria Farnese o il Ciclo di san Matteo della Cappella Contarelli segneranno per i secoli a venire la pittura d'Italia e d'Europa. Secondo alcune fonti, già in questa occasione egli eseguì un dipinto per il suo nuovo mecenate: si tratta del Cristo e la Cananea che fu collocato nella cappella privata di Palazzo Farnese (ora si trova a Parma) e che costituirebbe, quindi, la sua prima opera romana in assoluto, nonché la prima delle tante realizzate negli anni seguenti per il cardinal Odoardo[27]. Non è la sua prima opera in assoluto[5] e fu oggetto di vivaci critiche da parte dell'ambiente artistico bolognese per il realismo e la semplicità con cui Annibale raffigurò la Passione di Cristo[6]. Tra queste si annovera la Madonna della scodella (del 1606) che, per l'ampio numero di copie note e per la circostanza che il Sassoferrato, ancora a distanza di decenni dalla realizzazione dell'incisione, la riprodusse in un dipinto (Glasgow Museums), dovette riscuotere notevole apprezzamento. L'incisione è esemplificativa sia delle riflessioni di Annibale sul tema della Pietà sia dell'influenza che lo stile di Correggio continuò ad avere sulla sua produzione di quegli anni. È stato ritenuto che l'inclinazione di Annibale per il vero e la sua ripulsa per l'artificiosità tardomanieristica gli abbiano fornito un rilevante e naturale atout per intercettare lo spirito dei tempi e imporsi sull'establishment artistico locale che, condizionato da tanti anni di "errori e perversità" (per dirla con le parole del Paleotti), non dimostrò la stessa capacità. Annibale Carracci (Italian pronunciation: [anˈnibale karˈrattʃi]; November 3, 1560 – July 15, 1609) was an Italian painter, active in Bologna and later in Rome. La biografia di Carracci, le opere, la mostra d'arte di Carracci a Bologna. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 14 dic 2020 alle 13:20. La prima opera certa di Annibale Carracci è una pala d'altare raffigurante la Crocifissione e santi dipinta per la chiesa bolognese di San Nicolò (attualmente nella chiesa di Santa Maria della Carità), e risale, per l'appunto, al 1583. La carriera di Annibale Carracci fu significativamente legata al rapporto con il fratello e il cugino. Mirabile, nell'ambiente, come già rilevò il Baglione, è la decorazione monocroma a finto stucco[30]. Nella città Annibale ebbe un primo breve soggiorno nel 1594, forse per perfezionare gli accordi con il cardinal Farnese e farsi un'idea del luogo in cui avrebbe dovuto operare. Giunto a Roma con Agostino nel 1595, egli vi realizza i celebri affreschi raffiguranti Gli amori degli Dei, a … In questo periodo Annibale dà prova di sé anche in commissioni diverse da quelle ecclesiastiche, come dimostra un'opera di notevole pregio, quale l’Allegoria della Verità e del Tempo (1584-1585). A questa prima attività di Annibale risalgono alcuni dipinti di genere[8], come la Grande macelleria, oggi nella Christ Church Picture Gallery. In questo torno di tempo, Annibale Carracci divenne il caposcuola di quello che fu definito, a partire dal Winckelmann, eclettismo, concetto che assumerà sempre più valenza negativa. Carracci pose le basi per la nascita della pittura barocca. Annibalefu il più innovativo dei tre. Contrariamente a quanto avveniva in molte opere fiamminghe e italiane più o meno coeve e di soggetto analogo, Annibale non ha dipinto i personaggi con fattezze grottesche e in pose triviali, egli ha preferito raffigurare la dignità dei lavoratori di questa macelleria, mostrando tra l'altro un particolare interesse per il dato naturale[5]. La prima di queste, nel 1584, è la decorazione ad affresco di Palazzo Fava, a Bologna. Furono allievi e collaboratori di Annibale Carracci (ma anche di suo fratello e di suo cugino) pittori che si riveleranno tra i migliori artisti del XVII secolo. Oltre alla decorazione ad affresco, ancora per il Camerino del cardinal Farnese, Annibale realizzò una grande tela raffigurante Ercole al bivio incastonata nel soffitto della stanza, dove la figura dell'eroe rimanda alla celebre statua dell'Ercole Farnese[31], allora ancora a palazzo (il dipinto venne poi rimosso dalla sua collocazione originaria e si trova oggi nel Museo di Capodimonte a Napoli). Degno di menzione tra i collaboratori minori del Carracci appare anche Antonio Maria Panico (anch'egli bolognese). Anzi, aprendo le porte ad una nuova era della storia dell'arte: il barocco. [M]a costui non intese [q]uest’arte[1]». Oltre a soddisfare le esigenze celebrative di Odorado, con la decorazione del palazzo, e quelle devozionali, con le opere di carattere religioso, Annibale attese ad esaudirne anche i desideri figurativi più strettamente privati. Catalogo della mostra Bologna 1986, Gli amori degli dei: nuove indagini sulla Galleria Farnese, L'opera completa di Annibale Carracci, con prefazione di Patrick J. Cooney, Annibale Carracci in Bologna: visible reality in art after the Council of Trent, Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590, Mostra dei Carracci, 1 settembre-25 novembre 1956, Bologna. Chi le tele animò, senz'alma giace. Proprio nel sovrapporta, Annibale realizza un'opera mirabile quale il Cristo e la Samaritana (oggi nella Pinacoteca di Brera). La sua fama in città cominciò a diffondersi grazie ad una commissione del Bombasi (affidatagli durante la prima campagna decorativa di Palazzo Farnese), riguardante la Santa Margherita realizzata per la cappella acquistata dal letterato reggiano nella chiesa di Santa Caterina dei Funari (dove tuttora si trova). Riproduzioni artistiche e realistiche di Annibale Carracci. Il catalogo delle opere di Annibale Carracci, quindi, verosimilmente non può dirsi ancora definitivo, non potendosi affatto escludere, con il miglioramento dello sfruttamento di fonti sinora sottoutilizzate, possibili nuove aggiunte[82]. Egli aveva un carattere passionale ed irriverente, aperto alle nuove esperienze artistiche. In questa chiave, benché il lungo, definitivo, soggiorno a Roma ne abbia naturalmente influenzato e arricchito lo stile, minor credito ha l'idea di una drastica cesura tra Bologna e Roma, anche perché, come gli studi più recenti stanno acquisendo, il trasferimento nella città dei papi non significò affatto l'abbandono, da parte di Annibale, dei suoi modelli settentrionali, né, almeno in parte, della sua ricerca realista. A questo ultimo proposito si segnalano in particolare diversi ritratti e alcuni paesaggi. Si creò, così, una visione dicotomica della parabola artistica di Annibale Carracci, che scisse in termini piuttosto netti il periodo romano e classicista, contrassegnato dall'assimilazione di Michelangelo, di Raffaello e dell’antico, dagli anni bolognesi – tanto influenzati dalla pittura padana e veneziana e animati da una forte tensione verista – che vennero sostanzialmente minimizzati come esperienze giovanili, superate, poi, dall'artista una volta giunto a Roma[75]. In 1587, he painted the Assumption for the church of San Rocco in Reggio Emilia. Aprì questa rivalutazione Hans Tietze, storico di formazione viennese, che nel 1906 dedicò un saggio[77] alla decorazione della Galleria Farnese, interrompendo così un lunghissimo silenzio critico sull'opera del maestro bolognese. Si tratta della “Casta Susanna con li due vecchi” su tavola di Annibale Carracci descritta da Bellori (1672). Infatti, a lui, come riconosce la storiografia quasi unanime (già a partire dal Burckhardt nel suo Il Cicerone - 1853/54), è dovuta una nuova concezione della pittura di paesaggio che la sottrae dal novero dei generi minori. Annibale Carracci, in gioventù frequentò molto tale pittura della quale è nota anche un’altra sua opera intitolata Bottega del Macellaio o Grande macelleria del 1585 conservata presso la … La fonte di gran lunga prevalente seguita dal Posner a tal fine sono state le Vite del Bellori. La mostra sui Carracci, tenutasi a Bologna nel 1956 presso il palazzo dell'Archiginnasio, favorì un primo recupero critico anche dell'attività pre-romana di Annibale, ma rimase fermo il topos storiografico che vedeva nella sua vicenda creativa una drastica soluzione di continuità – da verista “lombardo” a classicista raffaellesco – conseguente al suo approdo sulle sponde del Tevere[75]. Le Opere più importanti di Annibale Carracci Tra le opere più importanti: I mangiafagioli (1584-1585) alla Galleria Colonna di Roma. Il catalogo delle opere di Annibale Carracci fu modernamente sistematizzato essenzialmente da Donald Posner nel suo fondamentale studio Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590 (Londra, 1971). In many early Bolognese works by the Carraccis, it is difficult to distinguish the individual contributions made by each. L'innovazione di Annibale sta nel raggiungimento di un equilibrio tra la natura e l'uomo che la abita e la trasforma evitando al tempo stesso che gli elementi paesistici si limitino a fare da mero sfondo a soggetti di altro genere[49]. Significativa a questo riguardo è la realizzazione da parte di Annibale dei disegni[37] per una coppa d'argento che riscosse notevole ammirazione, ovvero la stesura da parte sua dei disegni utilizzati per la tessitura di paramenti sacri per conto del cardinale Odoardo[38]. L'accademia dei tre giovani cugini, allora ancora agli inizi delle rispettive carriere, non va paragonata alle accademie ufficiali, come ad esempio la celebre Accademia del Disegno a Firenze. - Pittore (Bologna 1560 - Roma 1609), fratello di Agostino. La risposta del cardinale fu che «quando Annibale Carracci sia rihavuto da una infirmità mortale che ha havuto li giorni passati, et che lo tiene tuttavia interdetto dalla pittura, Vostra Altezza resterà servita»[69]. Al gran Pittor, che porse spesso a i morti color senso vivace, Morte ogni senso ogni color ha tolto: ben tu sapresti or forse farne un altro, Natura, eguale a quello, s'avessi il suo pennello». Sul luogo della sepoltura è ancora possibile leggere l'iscrizione fatta apporre nel 1674 da Carlo Maratta che commemora l'egual valore di Annibale e di Raffaello, di cui in quel tempo si era convinti, ma la loro diversa fortuna: «D.O.M./ HANNIBAL CARACCIUS BONONIENSIS/ HIC EST/ RAPHAELI SANCTIO URBINATI/ UT ARTE, INGENIO, FAMA SIC TUMULO PROXIMUS/ PAR UTRIQUE FUNUS ET GLORIA/ DISPAR FORTUNA/ AEQUAM VIRTUTI RAPHAEL TULIT/ HANNIBAL INIQUAM / DECESSIT DIE XV JVLII AN. Anche il figlio di Agostino, Antonio Carracci, dopo la morte del padre (1602) entrò nella bottega romana dello zio Annibale. Tra le ragioni di questo successo è stata individuata anche la capacità di Annibale di entrare in sintonia con le nuove esigenze artistiche dettate dallo spirito controriformistico. La prima opera certa di Annibale Carracci è una pala d'altare raffigurante la Crocifissione e santi dipinta per la chiesa bolognese di San Nicolò (e attualmente nella chiesa di Santa Maria della Carità), che risale appunto al 1583. «[L’]ignorante Vasari [n]on s’accorge che gl’[a]ntichi buoni maestri [h]anno cavate le cose [l]oro dal vivo, et vuol [p]iù tosto che sia buono [r]itrar dalle seconde [c]he son l’antiche, che [d]a le prime e princi[p]alissime che sono le vive, le quali si debbono [s]empre immitare.