Alessandro Farnese (1468 – 1549), figlio di Pier-Luigi Farnese e Giovanella Gaetani, studiò all’Accademia di Lorenzo di Medici dove conobbe Pico della Mirandola. Un ulteriore riferimento antico per l'affresco è dato dal gruppo scultoreo di Ercole ed Onfale, già appartenente ai Farnese ed ora nel Museo archeologico di Napoli. Seguono le immagini delle sculture riprese negli affreschi della Galleria. Galleria immagini Carrozze Share | Musei Civici di Palazzo Farnese piazza Cittadella 29 29121 - Piacenza - Italy (mappa e contatti) ). La scena abbonda di citazioni di antiche sculture (non solo nelle figure pietrificate). I carri avanzano accompagnati da figure danzanti – eroti, menadi, satiri, Pan, il Sileno – che recano strumenti musicali, stoviglie e ceste con le cibarie, secondo la tipica iconografia del tiaso dionisiaco[24]. Nel racconto di Ovidio (Metamorfosi, Libro XIII, 873-897), infatti, Polifemo concluso il suo canto per l'amata si imbatte in Galatea ed Aci che amoreggiano. Così facendo il Bellori si uniformò ad una tradizione di pensiero – sorta durante il Rinascimento – che deformò in senso edificante la figura di Anterote[9]: nel mito classico, infatti, Anteros non è affatto il contraltare morale di Eros ma, rappresentando l'amore corrisposto, ne è piuttosto un completamento. Per lo storico, infatti, ogni virtù andrebbe associata a ciascuna delle singole scene con Eros e Anteros agli angoli della volta. Questa nuova corrente di pensiero, pur molto seguita, tuttavia non obliterò completamente l'interpretazione di Anteros aderente al suo significato classico, privo di connotazioni moraleggianti: le due concezioni di Anterote coesistettero[10]. Sdraiato a terra, in basso a destra, vi è l'ormai decrepito Titone, primo amante umano di Aurora. Anche in questo caso la fonte da cui sono tratte le scene sono le Metamorfosi ovidiane. Come osservato sono molte le antiche statue citate negli affreschi della Galleria: non poche di esse appartenevano agli stessi Farnese ed alcune erano collocate proprio nell'ambiente del palazzo che ospita le pitture di Annibale. Nelle intenzioni iniziali del suo nuovo mecenate la decorazione del Palazzo avrebbe dovuto riguardare la Sala Grande, cioè un grande salone di rappresentanza della dimora, da affrescare con le gesta militari di Alessandro Farnese – padre di Odoardo e Ranuccio – capitano delle armate ispano-imperiali di Filippo II alla guida delle quali, tra il 1577 e 1579, aveva ottenuto importanti vittorie nelle Fiandre a spese delle fazioni orangiste[1]. Secondo il Malvasia uno di essi spetterebbe a Ludovico Carracci, eseguito durante una visita romana fatta al cugino Annibale. Come visitare Palazzo Farnese durante il vostro soggiorno a Roma. Come Annibale magistralmente mostra, il piano della dea ha pieno successo e si vede con quanta passione e con quanta voluttà Giove abbraccia Giunone, bellissima e sensuale, per far l'amore con lei. Alla realizzazione degli affreschi contribuirono anche Agostino Carracci, fratello di Annibale, e, successivamente, alcuni allievi dello stesso Annibale, tra i quali il Domenichino. La congregazione si era insediata a Parma proprio per volere dei Farnese e potrebbe essere stata questa l'occasione dell'instaurarsi del rapporto tra il pittore bolognese e la grande casata romana che avrebbe poi condotto, anni dopo, alla chiamata di Annibale da parte di Odoardo[3]. Sullo sfondo (a sinistra) si scorge una veduta dell'Etna in eruzione: è una citazione letterale da Ovidio il quale racconta (tramite Galatea) che al clamore suscitato dalla furia del ciclope il vulcano rabbrividì. La patetica espressione di Andromeda – il cui estremo pallore è una citazione da Ovidio, che descrive la principessa terrorizzata «simile ad una statua marmorea» – è stata messa in relazione all'Estasi di santa Cecilia, opera bolognese di Raffaello. Anche lo sfondamento ai quattro angoli della volta, dove Eros e Anteros lottano en plein air, è un’idea che deriva dal precedente del Tibaldi[5]. Palazzo Farnese è un edificio storico di Roma.. Di proprietà dello Stato Italiano, è concesso dal 1936 al governo francese, che ha qui la sede della propria ambasciata in Italia, per un periodo di 99 anni.Esempio della corrente sintetista sangallesca nell'architettura rinascimentale cinquecentesca, sorge nell'omonima piazza, nel rione Regola. Successive ipotesi hanno visto nel quadro una rappresentazione del mito di Glauco e Scilla[55], ovvero di un episodio delle storie di Teti e Peleo[56], ipotesi, quest'ultima, che poggia anche sulla circostanza che questo tema, in un affresco che presenta similitudini compositive con quello della volta Farnese, è stato affrontato da Agostino a Palazzo del Giardino, a Parma, poco dopo il suo congedo da Roma (1600 ca.). Nel movimento ascensionale e nella posizione dei due protagonisti è forse possibile cogliere un rimando alla rappresentazione del medesimo tema eseguita da Baldassarre Peruzzi nei piccoli affreschi della Farnesina raffiguranti l'allegoria astrologica della data di nascita di Agostino Chigi[63]. Gli appunti dalle medie, alle superiori e l'università sul motore di ricerca appunti di Skuola.net. Essa costituisce, agli occhi degli specialisti, la più perfetta conclusione di un secolo e mezzo d’innovazioni pittoriche in Europa, prima della nascita delle grandi correnti artistiche del Seicento. Nel 1597 Annibale iniziò, con l'assistenza di suo fratello Agostino Carracci, la decorazione della volta, che è la prima sezione della Galleria Farnese ad essere stata affrescata. Il recupero critico degli affreschi farnesiani, e del valore artistico di Annibale in generale, si ebbe solo nel Novecento a partire dal pionieristico studio di Hans Tieze[88] (1906), consolidato dall'importante contributo di Denis Mahon (1947). Nella lettura belloriana delle scene della volta la chiave che disvela il contenuto allegorico e morale del ciclo va individuata nelle quattro raffigurazioni (agli angoli) della lotta tra Eros e Anteros, figure che lo storico romano, interpreta (non senza qualche ambiguità in alcuni passaggi) come allegorie dell'amor profano (quindi lascivo e dannoso) e dell'amor sacro: l'ineluttabile vittoria di quest'ultimo è rappresentata nella scena in cui, secondo il Bellori, Anteros è cinto della corona della vittoria. Vi si può scorgere un riferimento alla volubilità delle cose dell'amore (un dono modesto che può sedurre anche la più casta delle dee[34]) oppure cogliervi un'allusione ai doni d'amore anche in chiave nuziale, nell'ipotesi che gli affreschi della volta siano interpretabili come la celebrazione del matrimonio di Ranuccio Farnese e Margherita Aldobrandini. Giove, oltre a riprese dalla statuaria antica, mostra significativa assonanza con un'incisione di Agostino Veneziano, tratta da un disegno di Giulio Romano, raffigurante san Giovanni Evangelista, simile per la posa delle gambe e la collocazione dell'aquila[51]. La Galleria Borghese offre un ricco repertorio di capolavori straordinari: da sculture di artisti del calibro di Bernini e Canova, a dipinti di … 4 Giovanni Pietro Bellori, Della riparazione della Galleria dei Carracci nel Palazzo Farnese, e della Loggia di Raffaelle alla Lungara, in Descrizione delle Pitture di … Lo stesso Panofsky è di questa idea, cfr. Quest'opera appare così reale e suggestiva che diventa il punto di riferimento per la successiva arte barocca. La fonte ispiratrice del tema sarebbe fornita da un epitalamio di Claudio Claudiano scritto per il matrimonio dell'imperatore Onorio. Ultimo atto della decorazione della Galleria, le pareti lunghe vennero portate a compimento intorno al 1606-1607[77]. L’esecuzione degli affreschi della Galleria Farnese iniziò verso il 1597, quando Annibale realizzò una serie di splendidi disegni che documentano anche i cambiamenti del … 60 relazioni. Di fronte all'ulteriore rifiuto di Ermafrodito, Salmaci prega gli dèi affinché i due divengano inseparabili. Il Bellori testimonia in questo senso ed effettivamente al British Museum è conservato un rilievo sepolcrale in marmo[27], del pari raffigurante il corteo di Bacco e Arianna che, nella figura del Sileno ebbro sul dorso di un mulo, è molto vicino all'affresco principale della volta[28]. In particolare, la prima opera parmense del Carracci fu una grande pala d'altare raffigurante una Pietà con santi (1585), eseguita per la chiesa dei Cappuccini (ora nella Galleria della città). È il seguito dell'episodio precedente (Metamorfosi, Libro V, 1-45 e 207-235). Essa costituisce, agli occhi degli specialisti, la più perfetta conclusione di un secolo e mezzo d’innovazioni pittoriche in Europa, prima della nascita delle grandi correnti artistiche del Seicento. Secondo alcuni studiosi l'algida bellezza di Andromeda sarebbe stata il modello seguito da Bernini per la figura di Proserpina del gruppo scultoreo raffigurante il ratto della dea da parte di Plutone[75]. Annibale comprese che era necessario considerare anche altri schemi decorativi. Annibale Carracci fu chiamato a Roma nel 1594 dal cardinale Odoardo Farnese per decorarne il celebre palazzo prospiciente il Tevere[1]. Il palazzo Farnese è uno dei gioielli del Rinascimento a Roma. Eros, Anteros, Età dell'Oro, Gli amori degli dei: nuove indagini sulla Galleria Farnese, Annibale Carracci: A Study in the reform of Italian Painting around 1590, Scheda e galleria fotografica della Galleria Farnese, Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, Il rilievo sul sito del British Museum di Londra, L'incisione di Marcantonio Raimondi sul sito del Princeton University Art Museum, Una copia di questa incisione sul sito del Metropolitan Museum of Art di New York, Argomento della Galleria Farnese dipinta da Annibale Carracci disegnata e intagliata da Carlo Cesio, Vite de' pittori, scultori e architetti moderni, Pietà con i santi Chiara, Francesco e Maria Maddalena, Madonna col Bambino in trono e i santi Giovannino, Giovanni Evangelista e Caterina d'Alessandria, Cristo in Gloria con santi ed Odoardo Farnese, Assunzione della Vergine (Cappella Cerasi), Ritratto di monsignor Giovanni Battista Agucchi, Pietà con san Francesco e Maria Maddalena, San Diego di Alcalà presenta il figlio di Juan de Herrera a Gesù, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Affreschi_della_Galleria_Farnese&oldid=114551575, Voci non biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, È raffigurata la storia della sacerdotessa, Come si legge nelle Metamorfosi (Libro IV, 285-388), Salmaci (o Salmacide) è una ninfa che viene rapita da una violenta passione per il giovanissimo Ermafrodito (figlio di Mercurio e Venere). L’ipotesi si fonda sul rilievo che un testo – anch'esso connesso al matrimonio di Ranuccio Farnese con Margherita Aldobrandini – di uno dei più insigni esponenti di questa Accademia. Da ultimo è stato proposto che nel Trionfo marino della Galleria debba individuarsi una raffigurazione di Venere condotta sul mare ad una cerimonia nuziale[57]. Eros, infatti, che vediamo affacciarsi da un loggiato, se la ride soddisfatto: nemmeno l'invincibile Alcide può nulla contro il suo potere (anche questa è una ripresa dal Tasso che nella descrizione del rilievo con Ercole ed Iole ci dice che «Amor se l'guarda e ride»). Sul cornicione reale della Galleria, infatti, il Carracci collocò una serie di erme-telamoni (prolungamenti ideali delle vere paraste della stanza) che a loro volta reggono un architrave illusionistico: elementi derivanti dalle architetture dipinte che ripartiscono la volta Sistina[5]. Per quest'ultima interpretazione, il ciclo farnesiano raffigura l'antagonismo ed infine la concordia tra l'amore dello spirito e l'amore dei sensi – quindi non la moralistica superiorità del primo al secondo, ma la loro complementarità – quale augurio di una felice unione matrimoniale. È stato rilevato che il mito di Endimione è stato raffigurato molte volte su sarcofagi di epoca romana. Per questa tesi, nella scena centrale del soffitto si realizzerebbe la sintesi dell'antagonismo tra amore sensuale e amore spirituale che sarebbe il tema di tutta la Galleria Farnese. Ulteriore riferimento rinascimentale proposto è il precedente di Giulio Romano (Sala di Psiche, Palazzo Te), ove sono raffigurati Polifemo, Galatea ed Aci. Sul loro tema, pertanto, non vi è certezza ed anzi in un caso, il medaglione a sinistra di Polifemo e Galatea, il tema è assolutamente oscuro (si ipotizza si tratti di una scena di ratto non meglio specificabile). Ulteriore ripresa rinascimentale è data dall'utilizzo di una tecnica di stesura del colore, su ampia parte della superficie dipinta, puntinata, che esalta gli effetti di luce ed ombra. La figura di Giunone è in una posizione simile a quella di Psiche nel Concilio degli Dèi di Raffaello (Loggia di Psiche) ma sembra rinviare, per le fattezze del viso, anche alla Maddalena del Noli me tangere di Correggio. Questa figura allo stesso tempo cita il raffaellesco Mercurio della Loggia di Psiche: non sembra casuale, infatti, che Annibale, come nel precedente della Farnesina, abbia messo in mano al messaggero degli dèi una tromba e non il consueto caduceo. La scena mostra Ercole in attitudini femminili mentre Iole indossa la pelle del leone di Nemea e impugna la clava (tipici attributi dell'eroe)[38]. Scarso fu il contributo esecutivo di Annibale – ormai già malato – che forse si limitò solo alla preparazione del cartone della Vergine con l'unicorno, dipinta dal Domenichino, e all'ideazione delle altre scene, affrescate dagli allievi, tra i quali, oltre allo stesso Domenichino, pare sicura la presenza di Sisto Badalocchio e di Giovanni Lanfranco, mentre è discussa quella di Francesco Albani e di Antonio Carracci. Allo stesso tempo la cospicua diffusione di illustrazioni a stampa degli affreschi di Annibale contribuì a propagarne la fama in tutta Europa, al punto che, per decisione di Luigi XIV, Charles Le Brun e Nicolas Poussin furono incaricati di curarne la copia integrale allo scopo di creare una riproduzione esatta della Galleria Farnese nel Palazzo delle Tuileries a Parigi[84]. La differenza è, almeno in parte, dovuta alla circostanza che Annibale si avvalse, per questa seconda campagna decorativa nella Galleria Farnese, anche degli allievi bolognesi che nel frattempo lo avevano raggiunto a Roma: dapprima il Domenichino, attivo già sui lati corti, poi anche altri che operarono (insieme allo Zampieri) sulle pareti lunghe. Anche il gruppo di astanti a sinistra dei genitori è considerato un contributo di bottega, ma di più alta qualità e quindi attribuibile ad un aiuto in quel momento più esperto dello Zampieri. !function(d,r,i,s){s||(s=document.getElementsByTagName("script"),s=s[s.length-1]);while(i Visita > La Prospettiva > La facciata di Palazzo Capodiferro Spada. La scritta allude alla nascita di Enea, concepito da Venere e Anchise, mitico capostipite delle genti latine e quindi dei romani. Non è escluso però che i contatti di Annibale con i Farnese siano precedenti all'incontro con il Bombasi. Annibale, infatti, seguendo il poema epico mette a fianco di Ercole Iole e non, come sarebbe stato più corretto secondo il mito, Onfale. Con gli anni, tuttavia, tra le fine del Settecento e per gran parte dell'Ottocento, la complessiva fortuna critica di Annibale Carracci, e con essa quella della Galleria Farnese, calò di molto offuscata dall'accusa di eclettismo. Alla decorazione delle pareti non partecipò, invece, Agostino Carracci, morto nel 1602 e che comunque aveva già lasciato Roma da qualche tempo (probabilmente nel 1600), pare a causa di un litigio con Annibale le cui ragioni rimangono oscure. A giudizio di alcuni studiosi l'intervento degli aiuti, tuttavia, non sarebbe l'unica spiegazione di questa differenza. L'approdo di questo percorso di studi ha evidenziato come in quest'opera Annibale abbia saputo creare un ponte tra passato e futuro: ha recuperato la tradizione dei giganti del Rinascimento italiano, ormai inaridita nelle ultime stagioni manieristiche, dove da quei grandi magari si attingevano soluzioni stilistiche ma non si era più in grado di coglierne l'essenza creativa, e allo stesso tempo ha gettato le basi di un nuovo linguaggio artistico: il barocco[89]. The Palazzo Farnese was commissioned by Alessandro Farnese (1468-1549), later Pope Paul III (r. 1534-1549) around 1513. Sua madre, vantandosi, aveva detto che Andromeda fosse più bella delle nereidi, al che, Ammone (divinità del luogo), ritenendo l'affermazione oltraggiosa, ordinò che Andromeda fosse data in pasto ad un mostro marino[74]. La composizione dell'affresco è stata messa in relazione ad un disegno di Raffaello raffigurante le nozze di Alessandro Magno e Rossane, dove un putto, con gesto prossimo a quello di Anchise, regge un piede della principessa persiana, a sua volta seduta in una posa molto simile a quella di Venere. Il Bellori assegna una particolare valenza iconografica alle quattro virtù. Per far questo Annibale guardò (e fuse tra loro) vari esempi di decorazione di soffitti, primo tra tutti quello michelangiolesco della volta della Cappella Sistina. Giunone per riuscire nell'impresa si è impossessata, con un inganno, del cinto magico di Venere (nell'affresco lo cinge appena sotto il seno), indumento capace di fornire a colei che lo indossa una forza seduttiva cui nessuno può resistere. Tra questi uno dei più eloquenti sembra essere quello di, È da osservare che il Trionfo di Bacco e Arianna è stato associato al matrimonio anche di un altro membro della famiglia Farnese. Altro chiaro segno della fama guadagnata al Carracci dal ciclo della Galleria[85]. Sulla volta a botte della galleria Annibale crea l'illusione di nove dipinti appesi, con le loro suontose conici. È uno dei due quadri riportati spettanti ad Agostino Carracci. Nell’ala di Palazzo Borghese che si allunga verso il Tevere e che dà all’edificio l’originale forma di cembalo, al piano terreno si trova una galleria formata da cinque sale comunicanti, dalle volte affrescate, con affaccio sul ninfeo. La figura di Selene venne progressivamente confusa con quella di Diana, divinità anch'essa legata alla luna, che la sostituì anche nella storia di Endimione[59]. Per queste ragioni, per la bellezza delle pitture, per l'inventiva, per la superba maestria tecnica, negli affreschi della Galleria Farnese si riconosce un testo di capitale importanza nella storia dell'arte europea, meritevole di un posto nel pantheon delle più grandi imprese artistiche di ogni tempo[89]. Forse proprio per questo gli affreschi farnesiani piacquero così tanto al giovane Bernini: lo scultore, che di Annibale (forse millantando) si dichiarò discepolo, volle dare la sua risposta nella sfida tra le arti. Per quest'altra posizione critica la diversità stilistica rispetto alla volta va spiegata unicamente con la presenza dei giovani aiutanti di Annibale e con la conseguente necessità da parte sua di adottare uno stile più "semplice", replicabile in modo uniforme dai suoi discepoli. La Galleria Farnese è una loggia coperta situata sul lato del Palazzo che dà verso Via Giulia e il Tevere e fu realizzata da Giacomo Della Porta su progetto del Vignola.